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ANCHE IL MAESTRO HA PAURA
Esclusiva VANITY FAIR

Mentre esce (in dvd) il suo ultimo fi lm, Giallo, DARIO ARGENTO dice di non temere le ire di Adrien Brody (scoprite perché) né gli horror giapponesi. Eppure qualcosa lo spaventa di Raffaella Oliva
Niente cinema per il maestro dell’horror. Giallo, l’ultimo film di Dario Argento uscirà in dvd il 3 novembre. Strano destino per un’opera, prodotta dall’americana Hannibal Pictures, su cui il regista di Profondo rosso aveva scommesso molto, come i protagonisti Adrien Brody e Emmanuelle Seigner.
La storia, ambientata a Torino, è quella di un serial killer, detto «Giallo», ossessionato dalla bellezza delle donne. Circa i motivi della mancata distribuzione nelle sale, su Internet le ipotesi si sprecano. Argento dice la sua: «I produttori sono spariti. Eppure ci avevano investito parecchio, oltre due milioni di dollari. Anche se non credo che, per esempio, Brody sia stati pagato (c’è una causa in corso, ndr)».
In Rete c’è chi parla di un film al di sotto dei suoi standard.
«Ai festival è stato apprezzato. Ma già lavoro ad altro: ho appena fatto delle prove in un castello per il mio prossimo film su Dracula in 3D. Mi ha sempre affascinato il romanzo di Bram Stoker. Però non penso che resterò fedele all’originale».
Con il 3D è a suo agio?
«Mi sto impratichendo, a 70 anni continuo a imparare. Ho visto San Valentino di sangue 3D, non male, ma hanno usato macchinari vecchi, a breve i giapponesi ne lanceranno di nuovi».
Intanto in America si lavora al remake di Suspiria. Non è geloso dei suoi fillm?
«Perché mai? Suspiria, l’originale, è mio. In Juno la protagonista lo definisce “cult': per ricambiare, in una scena di Giallo, ho messo la locandina di Juno».
In Italia ci sono suoi possibili eredi?
«Non ne vedo, da noi si fanno soprattutto commedie. Amo gli horror coreani e giapponesi, per esempio quelli di Takashi Shimizu, il regista di The Grudge».
Le fanno paura?
«Non saprei, li guardo con l’occhio professionale del regista».
Il protagonista di Giallo è tormentato dalla sua infanzia, trascorsa in orfanotrofio.
Lei ha ricordi che la angosciano?

«Più che altro paure irrazionali: temo che il mio lato oscuro, con cui ho sempre avuto il privilegio di dialogare, abbia il sopravvento. A furia di stuzzicarlo…».
Quando ha iniziato a dialogarci?
«Verso i 10 anni: rimasi a letto per mesi a causa di una malattia, in casa da solo saccheggiavo la biblioteca di mio padre. Scoprii i racconti di Edgar Allan Poe, e capii che esisteva un’altra faccia della realtà».